Posts written by unfuckinbelievable

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    CITAZIONE (selenophile @ 7/1/2017, 21:40) 
    quando non dormo

    dalle 9.00 alle 9.01 :già:
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    ianae + lyanna
    I swear there's something out there, so save me 'cause I'm so scared.
    nome
    Ianae è il nome che ha conosciuto per tutta la sua infanzia, quello donatole quando fu adottata da coloro che crede essere i suoi genitori naturali. Il significato letterale della parola è "primavera", perchè nacque proprio all'iniziare della stagione, il primo giorno di primavera. Il nome che, invece, le fu dato alla nascita da sua madre Nimphadora e da suo padre Viserion è Gisla, il cui significato oscilla tra "promessa" e "ostaggio", forse con una certa ironia per quanto riguarda il suo destino. Infine, dal momento della fuga da Savia e della sua vita da clandestina, ha cambiato il suo nome in Lyanna, del quale non conosce il significato poichè fu scelto in maniera del tutto casuale in un momento di necessità.
    patron.co
    dal momento che si tratta di una fuggitiva, Ianae non ha un patronimico ed associa al suo nome fittizio Lyanna (in caso di necessità) la provenienza naturalmente falsa "dalla terra dei Giorni". In realtà, dovrebbe rispondere Gisla figlia di Viserion, mentre se potesse replicherebbe con Ianae figlia di Faer.
    età
    Ianae è venul mondo il primo giorno di Primavera di ventitré anni fa, contando il giorno della sua adozione da parte di Soe e Faer come data di nascita. Parlando invece di fatti reali, nacque a metà dell'estate dell'anno prima, quindi avrebbe ora ventiquattro anni.
    razza
    figlia di un uomo e di una mezzelfa, Ianae è a tutti gli effetti quel che si dice un mezzelfo ibrido, che possiede dunque peculiarità pertinenti a entrambe le razze.
    mestiere
    Da bambina, il più grande desiderio di Ianae era quello di diventare non soltanto una buona moglie, ma soprattutto un'ottima erborista, esattamente come lo era sua madre. Purtroppo, i tragici eventi che costellarono non solo la sua infanzia, ma anche tutta la sua adolescenza le impedirono di conseguire gli studia adeguati per realizzare il suo sogno. Così, dal momento della sua fuga dalla città natale, Lyanna è una fuorilegge che vive con piccoli furti e caccia clandestina all'interno delle foreste, assieme al compagno Alastair. Non ha dunque un vero e proprio mestiere che non sia quanto concerne la sopravvivenza, tenendosi ai margini della società.
    allin.to
    Non avendo ben chiari gli eventi che condussero alla distruzione di Savia e alla decimazione di tutti i suoi abitanti, Ianae non ha assunto una posizione precisa tra le fazioni contendenti delle Terre Libere e della Rocca. Anzi, ritenendole probabilmente entrambe complici in causa, preferisce dichiararsi del tutto neutrale.
    status
    È la verità che da giovane non avrebbe desiderato altro se non raggiungere l'età adeguata per sposare Myzair. Tuttavia, questo non avvenne mai, perchè i due si persero di vista ancor prima di veder coronato il loro sogno d'amore. Dunque, Ianae è tuttora nubile, nonostante si accompagni ad Alastair e provi per lui un profondo affetto.

    It's another bad dream
    Poison in my blood stream
    It's another werewolf, all dressed up in sheep's wool
    and changing when the moon's full.
    once upon a time
    Un fresco piacevole e un cielo stellato illuminato pacatamente dalla luce soffusa della Luna: è in uno scenario come questo che verrà raccontata la nascita della piccola Ianae, il primo giorno di una primavera lontana, in una piccola abitazione del villaggio di Savia: a un paio di giorni di viaggio da Narbet e nel cuore della Terra della Notte. Nulla di vero in queste parole, neanche il suo nome.
    Gisla nasce nella Terra dell’Acqua, più precisamente in un rifugio nella Foresta Occidentale, ma viene strappata fin da subito dalle braccia esauste di sua madre Nimphadora per essere consegnata alle mani del suo padre naturale: il suo nome è sconosciuto a chiunque non desideri fare una fine poco decorosa; è conosciuto con l’appellativo di Viserion, ma pochi osano pronunciarlo, se non hanno in mente una trattativa ben precisa da portare avanti. Il potente mago non si adopera per nulla, se non può trarre un rendiconto dalla sua attività: e perfino la piccola Gisla, venuta alla luce da pochi minuti, fa già parte di una sua strategia.
    Non conoscerà mai sua madre, non saprà neanche del suo vero nome per lunghissimo tempo.
    Lontana dai raggi del sole, che non toccheranno la sua pelle nemmeno una volta per molti anni ancora, la bimba cresce in una famiglia adottiva che di avere figli, ormai, non sperava più. La somiglianza con uno dei parenti fittizi è incredibile: Ianae – così viene chiamata – presenta l’incarnato candido della madre Soe – un’avvenente mezzelfa di trent’anni, la cui fertilità è stata messa a dura prova da un aborto in giovane età – come anche i suoi stessi occhi violetti, le orecchie a punta, i capelli neri come l’inchiostro. In effetti, la bimba presenta molto poco dei tratti del nuovo padre: Faer, un sarto particolarmente abile, ben noto per i suoi tessuti in buona parte dei territori che circondano la cittadina in cui risiede. Da lui acquisirà tuttavia buona parte delle caratteristiche le quali andranno ad arricchire la sua personalità: l’allegria, la spensieratezza, la curiosità verso il mondo che le ruota attorno e non sembra fermarsi mai.
    Viserion non riscuote un prezzo per la cessione di Ianae, Soe e Faer non se ne preoccupano. Ingenuamente, ignorano l’intera faccenda, forse troppo presi dalla felicità dei primi giorni con la nuova figlia, senza sapere che proprio questa loro decisione di tenerla con loro li porterà alla rovina.

    Per i primi sette anni della sua vita, la piccola Ianae cresce al fianco della protettiva genitrice e, dal suo arrivo nel loro ristretto nucleo familiare, anche del fratello minore Ivlis, la cui nascita miracolosa la segue pochi anni dopo. Mentre il padre conduce il proprio carretto per le vie che comunicavano Savia e Narbet al fine di portare a termine commerci e trattative, è lei ad occuparsi con la madre dell’erboristeria dove tanto assiduamente lavora, sviluppando delle rudimentali capacità in materia che in futuro le torneranno molto utili.
    Le carte in tavola cambiano quando, durante uno dei suoi viaggi di lavoro per condurre le merci alla fiera estiva di Narbet (una delle fiere stagionali della capitale nella Terra della Notte), il carro di Faer si ribalta, provocandogli una brusca caduta che lo lascerà claudicante per il resto dei suoi giorni. Privato della sua stabilità, è obbligato a chiedere il supporto della famiglia e Ianae, che ormai di anni ne ha otto, è più che pronta a fornigli tutto l’aiuto di cui è capace.
    Ed è in questo modo che comincia la sua prima avventura fuori da Savia, in cammino per raggiungere il laboratorio di Wordon: un uomo imponente, perennemente sporco di fuliggine, del quale la bambina ha visto poco durante le sue visite alla sartoria del padre. Ne ricorda il sorriso bonario, sì, ma soprattutto ha conservato l’immagine del volto efebico di suo figlio, lo sguardo freddo che le ha rivolto scorgendola a sbirciare al di là di una porta, il colore verde e intenso dei suoi occhi. L’aveva già deciso, in quel momento: che sarebbero diventati amici; non che ci avesse ponderato, ma l’aveva più o meno realizzato dentro di sé.

    Così, quando viene invitata a salire sul veicolo traballante dell’uomo, la mezzelfa si arma di tutta la buona volontà della quale è capace, pur combinando ogni tanto qualche disastro dettato dalla giovane età: è di stazza minuta, ha un corpo esile come un fuscello ed è veloce come una scheggia. Non fa che parlare per tutto il viaggio, aspettandosi di trovare grandi meraviglie una volta giunta alle porte della grande città.
    Narbet è una grande città, dovrà quindi avere necessariamente un castello: di quelli enormi e sfarzosi, con mille ricami dorati sui capitelli delle colonne, mercanti a smerciare prodotti sul portico ed un principe dagli occhi verdi ad attendere il suo arrivo. Sì: un principe che ha a malapena intravisto dalla porta della sartoria appena qualche anno prima, ma sul quale non ha fatto a meno di fantasticare nemmeno per una notte, da allora. Dovrà essere necessariamente gentile, come tutti i principi, e con un po’ di fortuna le sorriderà anche, dall’alto della sua statura.

    È lui che si aspetta di trovare, una volta giunta a destinazione.
    Ciò che la attende, invece, è un ragazzino di circa quattordici anni, a giudicare dall’aspetto, dalla spettinata chioma corvina e due occhi di smeraldo freddi come la neve d’inverno. Si chiama Myzair: è un mezzelfo come lei, ma in comune sembrano avere ben poco oltre alle orecchie lievemente appuntite. E per di più, non sembra affatto apprezzare la sua presenza: non fa che prenderla in giro affibbiandole nomignoli sgradevoli ed arrampicarsi sugli alberi approfittandosi della sua bassa statura per isolarla. Si dimostra a dir poco intrattabile nei suoi confronti: tuttavia, quel che il poveretto non capisce è che così facendo non la rende che più desiderosa di conoscerlo, proprio in virtù di quella sua viscerale curiosità che non l’abbandona mai. È un giovanotto testardo, ma Ianae lo è mille volte di più: quando lui si alza presto per uscire di casa senza incrociarla, lei si sveglia prima di lui per assicurarsi di non perdere la sua uscita dalla porta; quando lui si addentra tra gli alberi in cerca di un posto isolato per studiare, lei non manca di seguirlo passo dopo passo, obbligandolo a lasciar perdere i libri per giocare con lei.
    Per quelle settimane – e tutte le successiva, che si succedevano di stagione in stagione, di traversata in traversata sul carretto – Ianae non fa altro che rincorrerlo per la casa, per i boschi, tra gli alberi e perfino per i campi, senza lasciarlo solo un singolo minuto. E, inevitabilmente, comincia ad affezionarglisi. Quei modi malevoli di apostrofarla diventano presto i suoi soprannomi preferiti: sostitutivo del colloquiale “Nae”, che suo padre ha coniato per primo e la piccola Amalys (secondogenita di Wordon) è tanto felice di usare in continuazione, diventa “Scricciolo”, nome al quale risponde con altrettanto entusiasmo di chi lo pronuncia.

    Passano i mesi, gli anni, Myzair – da lei detto folletto a causa delle orecchie a punta molto più pronunciate di quelle di chiunque altro tra i mezzelfi – diventa ben presto un amico fidato, il più prezioso che ha. Il passo alla fase successiva è addirittura più breve: la bambina si trova inspiegabilmente e sempre più spesso a pensare a lui, durante i periodi in cui non possono vedersi, e a contare i giorni che separano una stagione dall’altra in attesa di ritrovarlo ad attenderla in occasione della fiera, in piedi su un albero alle porte della città. Quei nuovi sentimenti, che si ritrovano entrambi a scoprire con immensa sorpresa, sfociano ben presto in un bacio inesperto e in una promessa di rivedersi ancora, sempre insieme, sempre sotto quel salice che li aveva ospitati per tanti anni nei loro giochi cosparsi di risate.
    Quello che i due non immaginano è che quella promessa dovrà attendere dieci anni, prima di vedersi realizzata.

    Sono trascorsi quattro giorni dal loro rientro.
    Quella mattina esce di casa per andare a giocare, dopo aver salutato i genitori con due schiocchi sonori sulle loro guance e un sorriso allegro in volto. Ianae corre fuori, all’aperto. Ha tredici anni ormai, ma non ha perso un solo briciolo della vitalità che l’ha sempre caratterizzata. Cerca i suoi compagni, vuole raccontare loro delle sue ultime novità a proposito del suo caro amico, poi vuole cogliere dei fiori selvatici per portarli al fratello, che ha avuto tutto il tempo di contrarre una brutta influenza in grado di costringere un demonietto come lui sotto la coltre calda delle coperte. Sono fuori stagione, perché è inverno, ma se è abbastanza fortunata potrà trovarne qualcuno più resistente degli altri e in grado di sostenere le basse temperature: la neve non è caduta ancora, quest’anno, e sa per certo che ci sono delle calendule luminose, al confine, che resistono fino alla prima precipitazione.
    Ma dove sono tutti? Le strade sono affollate, piene di passanti, di commercianti, di vita e caos. Poi li intravede: un gruppo di bambini pressappoco della sua età, in fondo alla via.
    Corre. Li saluta e ascolta: oggi si va nei campi, vanno a giocare fuori dalle mura perchè in strada, qualche giorno prima, il fabbro li ha rimproverati e minacciati di "appenderli con un chiodo alla parete del suo negozio". I bambini sono piccoli, hanno paura del vecchio fabbro, che neanche alla ragazza piace: preferisce di gran lunga il padre di Myzair, più allegro e giovale per quanto mastodontico rispetto alle sue minuscole dimensioni. Un giorno, si dice, lascerà quel paese e andrà a vivere nella città dell’amico lontano, dove tutti sono gentili e i negozianti bisbetici non la infastidiranno più.
    Ianae sa che non dovrebbe uscire da Savia, i suoi genitori gliel'hanno proibito diverse volte. Dicono che è pericoloso, perché Savia non è grande come Narbet, non ci sono le guardie a controllare i confini. I tempi non sono dei migliori, per addentrarsi al di là delle porte: si parla di intrighi e di tradimenti, si temono agguati, si vocifera di scomparse lungo i bordi della Terra della Notte. Notizie di eserciti in marcia fanno tremare la popolazione in continuazione.
    Ma non lei: Ianae è curiosa. Vuole vedere cosa c'è dall'altra parte, vuole giocare nei campi, intrecciare i fiori e magari farne una collana. Se imparerà bene, potrà farne una anche per Myzair quando si rivedranno.

    Corrono.
    Trascorrono la mattinata a correre nei campi, a raccogliere fiori e raccontarsi storie. Lia, una delle sue confidenti, si mette a ridere quando la sente parlare del bacio, la prende in giro, poi si lascia sfuggire qualche commento divertito ed entrambe ridono. Per mezzogiorno tornano indietro, stanche e affamate: tra poco sarà ora di pranzo, forse Soe ha cucinato qualcosa di buono. Si aspettano di rientrare dai confini della città come se nulla fosse, mescolandosi nel caos di ogni giorno e nascondendosi alla vista del vecchio fabbro per evitare la solita ramanzina.
    Ma ciò che si presenta loro, invece, è uno spettacolo macabro: intorno a Savia, tutto è lambito dalle fiamme; come giganti, informi colonne di fumo si innalzano dalle abitazioni incendiate, minacciose, mentre uomini in abiti neri entrano ed escono con lunghi bastoni appuntiti. Ianae sa cosa sono e ha paura. Ha tredici anni, ma non è una sciocca. Sa che avrebbe dovuto restare a casa. Deve tornare subito, prima che mamma e papà scoprano tutto e si arrabbino con lei, prima che i giganti di fumo la schiaccino sotto la loro mole.

    Ignorando del tutto i compagni, entra dalla porta a sud, la più vicina a casa sua, riuscendo rapidamente a sfuggire a tutti i soldati. Un bambino in genere non riuscirebbe a scappare, ma lei è veloce, è molto, troppo veloce per loro. Merito delle tante corse nei campi con i compagni, probabilmente, o della bassa statura: non sa dirlo e non le interessa scoprirlo.
    Riesce a entrare senza troppi problemi, ma preferirebbe essere rimasta fuori, adesso.
    La città è deserta. Per terra, ci sono solo panni strappati, cibarie cadute e macchie. Macchie vermiglie, cremisi, rubino. Ianae si convince che si tratta di fiori, fiori sbocciati fuori stagione, perchè a Savia e Narbet è la stagione delle piogge prima delle nevicate e col freddo le piante perdono le foglie. Vorrebbe raccoglierli, portarli a Ivlis, ma toccandoli si disfano in una poltiglia densa e maleodorante. Decide che non sono abbastanza belli, che ne troverà di migliori, come le calendule luminose.
    Passa da un vicolo che più rapidamente dovrebbe condurla a casa, è così concentrata sull'obiettivo che non si accorge neanche dei corpi a terra. Ce ne sono a dismisura, alcuni accatastati gli uni sugli altri, alcuni abbandonati a giacere nel proprio sangue, altri smembrati.
    Ianae raggiunge la porta di casa, la riconosce. La maniglia è sporca di quella sostanza appiccicosa dal sapore ferroso e di un rosso impressionante. La tocca, ma non serve esercitare pressione: è già aperto. Forse la mamma la stava aspettando per il pranzo, magari è arrabbiata per il suo ritardo. Ianae, a testa bassa, muove dei passi verso l'interno, pronta a ricevere una ramanzina. Ha gli occhi chiusi, con forza.
    «Mamma…».
    Quando li apre, lancia un urlo che le perfora il cranio, la mente, come un ago acuminato. A terra, il corpo della madre, disteso su un fianco, privo della testa, da cui sgorga sangue ininterrottamente, sembra cercare di raggiungerla con le mani protese in avanti. Il padre è poco più a sinistra, con il ventre a terra, il viso rivolto verso la moglie, gli occhi spalancati a fissare il vuoto. Anche dalla sua bocca fuoriesce quel liquido denso e vischioso, assieme ad un rantolo soffocato. Di suo fratello Ivlis, nessuna traccia.

    Tlack, tlack, tlack. Ianae sente dei passi. Alle sue spalle. Forse dovrebbe restare con i genitori, ma la loro vista la devasta e la disgusta enormemente. Corre verso la cucina. Scivola su una pozza di sangue. Si rialza, irrimediabilmente macchiata, spingendosi contro un angolo della stanza e pregando di non essere vista. Vorrebbe tanto non essere sola, vorrebbe avere Myzair al suo fianco, perché è tutto come dice la loro canzone: quando è con lei, allora va tutto bene. Invece, lui ora non c’è: davanti a lei, si stagliano due figure estranee, scure, non riesce neanche a distinguere i volti dagli occhi affollati di lacrime. «Questa è anche carina, no? » dice uno, mentre le arpiona il polso con le unghie. Ianae spalanca la bocca per urlare, ma dalla gola non esce alcun suono. «E’ un po’ più piccola dell’altra, ma almeno non scalcia così forte. Fattela bastare.»
    Delle mani scure, oleose e unte la afferrano per una caviglia malamente, tirandola indietro.
    Quanto segue, poi, è un insieme di immagini sconnesse e dolorose, stoffe strappate e figure mostruose. La bambina piange tutte le sue lacrime, urla disperata, si dimena per divincolarsi, chiede aiuto… ma è inutile, nessuno correrà a salvarla. Nemmeno il suo Myzair, che è lontano, non può sentirla.
    Soltanto alla fine, comprendendo di essere stata completamente abbandonata a sé stessa, qualcosa di istintivo dentro di lei prende il sopravvento sulla sua mente. Afferra il primo oggetto contundente che trova: è un coltello, piuttosto rozzo, ma affilato. Il suo cuore sembra sul punto di esplodere. Ora è sveglia.

    Corre.
    Ianae corre, corre e non si ferma neanche per prendere fiato. Non è più un gioco, non c’è un premio ad attenderla una volta raggiunto il traguardo. Non ci sono i suoi amici, non ci sono i suoi concittadini, non c’è nemmeno il vecchio fabbro a gridarle dietro: dal villaggio si solleva un unico, solenne lamento, uno straziante invito a scappare più in fretta che può dalla morte che sta venendo a prenderla. Le lacrime le inondano il viso, le annebbiano la vista. Si addentra nella foresta, sente i passi delle guardie vicine, lo scricchiolio delle foglie secche sotto i loro passi. Terrore. Sente il fiato schioccarle in fondo alla gola; inciampa in una radice, ruzzola a terra, sbatte la testa con violenza contro una pietra. Si addormenta senza nemmeno rendersene conto.
    Ecco,<i> pensa, appena prima di chiudere gli occhi <i>ecco, adesso muoio anche io.

    Invece, gli occhi li riapre. Ma non è più al limitare della foresta: se ne accorge perché non riconosce la frazione del bosco in cui si trova: voltandosi lentamente – la testa fa ancora male – non riesce a intravedere neanche un lembo delle pianure attorno a Savia. Non ci sono i campi fioriti, non ci sono gli arbusti che circondano quel fazzoletto verde dove era solita giocare coi suoi amici. È finita oltre il territorio in cui le è permesso bighellonare: sussulta, la mamma si arrabbierà, il papà la punirà, loro… no, che sciocca. Non ci saranno più rimproveri, non per lei. Non è rimasto più nessuno.
    Soltanto dopo un vagare vuoto del suo sguardo attorno a lei che dura parecchi minuti, finalmente, Ianae nota la figura di un ragazzo poco più grande di lei, che la osserva con serietà, ma dopo un po’ prova ad abbozzarle un sorriso. Le offre dell’acqua. La ragazza lo guarda con curiosità; avrà pressappoco la stessa età di Myzair, ma non gli somiglia affatto: non è alto quanto lui, dalla folta chioma leonina color della notte non sbucano orecchie a punta, i suoi occhi dello stesso colore dei tronchi d’abete che li circondano. Ha delle labbra finissime, come fogli di carta, e un sorriso strano, teso da un solo lato del viso perfettamente ovale. Non conserva nulla dei tratti nobili di Myzair, ma nella disperazione del momento la bambina impiegherà davvero poco ad abituarglisi.
    Impara presto che si chiama Alastair: è un fuggitivo di un villaggio poco distante, attaccato come Savia da un esercito del quale non conosce l’identità. Sta cercando di raggiungere Narbet prima dei soldati che stanno razziando il territorio, perché crede sarà più protetta di qualunque altro luogo. Sa che ci sono delle milizie nella capitale, che il consiglio si prepara a respingere la minaccia in arrivo: daranno loro asilo, un rifugio. Ma Ianae non ha bisogno di farsi convincere per seguire quel piano. Narbet significa Myzair, significa abbracciare l’unica persona al mondo che vorrebbe vicina in un momento come quello. Perché lui sa sempre cosa fare, in ogni situazione. Sa come farla smettere di piangere quando cade e si graffia le ginocchia; sa come farla ridere quando fuori piove e non possono uscire a giocare. Myzair sa sempre tutto. Come potrebbe essere diverso, stavolta?

    Ianae e Alastair si mettono in viaggio di buon mattino, con adeguate scorte di erbe e frutti che, forte delle sue conoscenze, la bambina è stata in grado di raccogliere per qualunque evenienza. Si spostano cauti e a piedi, facendo attenzione a non incrociare alcun malintenzionato. Un paio di volte sono obbligati a correre a perdifiato per sfuggire ad un aggressione di un paio di sciacalli in cerca di fortuna facile sulla pelle dei profughi. Incontrano anche alcuni reduci di Savia – una coppia di giovani sposi e due mercanti – ma nessuno di loro li segue, preferendo cercare di attraversare il confine in vista della Terra dei Giorni e la grande Seferdi.
    Continuano la loro marcia da soli, con speranze e aspettative che pian piano coprono con una coperta dorata tutto il rosso del sangue che hanno dovuto sopportare di fronte ai loro giovani sguardi. Fino all’ultimo giorno di cammino.

    Rosso.
    È tutto ciò che Ianae riesce a vedere, davanti e dietro di sé: il rosso del sangue dei suoi genitori, il rosso delle fiamme che si innalzano come lingue roventi dalle abitazioni distrutte di Narbet, schiacciate da quelle colonne grigie che paiono sostenere il cielo per impedirgli di crollare loro sulla testa.
    Alastair le prende la mano, cerca di tirarla indietro e convincerla a trovare un’altra strada per la frontiera, dove troveranno certamente qualcuno disposto ad aiutarli; ma lei non si lascia abbindolare, deve trovarlo, deve vederlo, assicurarsi che stia bene perché non potrebbe concepire una sola stagione della sua vita senza quel suo modo improponibile di chiamarla scricciolo e quelle orecchie appuntite che balzano, impertinenti, dalla chioma bruna che gli piove dal capo.
    «Myzair!» grida, correndo per le strade che con lui ha percorso un milione di volte «Myzair! Sono tornata!». Ma non c’è più nessuno per rispondere alle sue invocazioni: soltanto uno sconfortante silenzio, riempito a malapena dallo scoppiettio delle fiamme e dalla tosse che la soffoca a causa del fumo nell’aria.
    Ma non basta, ancora non basta. A nulla servono le suppliche di Alastair e i tentativi di farla ragionare. Lei deve trovarlo. Deve essere certa che stia bene, che nessuno gli abbia fatto del male. In fondo, se lei è sopravvissuta, lui che è molto più intelligente, molto più sveglio, molto più alto di lei deve per forza essere in salvo.
    Giungono in vista dell’abitazione di Wordon dopo parecchi minuti di marcia. Si trova dall’altra parte della città, per raggiungerla hanno dovuto schivare parecchi soldati, rischiando di essere massacrati a loro volta almeno in un paio di occasioni. Come tutte le case nei dintorni, anche questa è in fiamme: il piano superiore è collassato, ripiegandosi verso l’interno, e dalle finestre che dovevano affacciarsi sulla camera di Amalys ora si innalza una nube densa e nera. Dalla porta d’ingresso prendono la loro strada impronte rosse come quelle che percorrevano la sua stessa dimora, qualche giorno prima.
    Non ha il coraggio di guardare. Si obbliga a fare i passi che la separano dall’entrata con una fermezza spaventosa, senza riuscire a trattenere le lacrime che le inondano gli occhi. Sta per aprire la porta, quando una trave in fiamme le crolla davanti, impedendole il passaggio. È Alastair a tirarla indietro, appena in tempo per evitare che anche lei rimanga sepolta tra le macerie di quell’edificio, che infine cede tutto d’un colpo, lasciando dietro di sé niente più che un mucchio di pietre e polvere. E tra i tralicci e i cocci rotti, poco prima che venga morsa dal fuoco divoratore, Ianae la vede: è una mano, quella che spunta dal cumulo di rottami.
    Il cuore, istantaneamente, si ferma. Alastair la trascina via, la stringe tra le braccia, la obbliga a non guardare mentre anche quell’ultimo ricordo si carbonizza assieme ai resti della sua infanzia con Myzair. Sono tutti morti, adesso lo sa. Non è rimasto più niente. Anche del suo nome, con il suo fresco profumo di primavera, non resta che cenere dispersa nel vento.

    Non si lascerà mai più chiamare Ianae.
    Dal momento della fuga, assume il nome di Lyanna e come tale si presenterà a chiunque le domanderà qualcosa riguardo la sua identità. «Lyanna, dalla Terra del Mare.» risponde alle guardie d’accesso a Seferdi: quello stesso mare che Myzair aveva promesso di mostrarle, ma che al suo fianco non vedrà se non nei suoi sogni.
    Assieme ad Alastair viene bloccata alle porte della città. Viene loro richiesto di raccontare l’accaduto all’interno di una stanza nella caserma, poi firmano un documento estremamente complesso, che non leggono neanche. Sono troppo stanchi per farlo, il ragazzo sa a malapena scrivere, l’altra a gli occhi che bruciano per le troppe lacrime versate. Danno per scontato che saranno aiutati, che qualcuno verrà a prenderli per portarli laddove nessuno potrà più far loro del male.
    Vengono designati per un trasferimento. La destinazione è Laodamea, dall’altra parte del Mondo Emerso. Lyanna sa che dista parecchie settimane di viaggio perché è da lì che veniva sua madre. Forse hanno rintracciato dei parenti lontani: forse verrà ospitata da qualche zio, come quel famoso zio Alastor del quale ha soltanto udito chiacchiere prive di consistenza. Ecco che si profila la speranza di una nuova vita, di un nuovo inizio.
    Invece, ben presto sia lei che Alastair capiscono che la realtà è ben diversa da quella che credono. Non è una casa quella dove verranno accolti, ma una prigione. Inizialmente, vengono ricongiunti dopo due giorni di interrogatori amichevoli, poi riuniti in una stanza e preparati per il viaggio, convinti di recarsi in salvo. Quella che è stata fatta firmare loro, però, non è una dichiarazione. È una confessione, piuttosto, un’ammissione di colpa riguardante la morte dei loro cari, dei quali senza saperlo si sono assunti la responsabilità.
    Le guardie che hanno raccolto le loro testimonianze cominciano a sparire: svaniscono nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. Il viaggio subisce diverse deviazioni. I due compagni cominciano a capire che qualcosa non va quando ascoltano inquietanti parole riguardanti ‘informazioni scomode’. Decidono di scappare a pochi giorni dall’arrivo a destinazione: e questa scelta rappresenta la loro salvezza, perché appena fuori Laodamea c’è un’imboscata preparata adeguatamente per fare in modo di chiudere le loro bocche una volta e per sempre.

    Da quel momento, Alastair e Lyanna vivono la loro esistenza da fuggitivi, senza mai fermarsi troppo in un solo luogo, ma spostandosi di terra in terra senza sosta per dieci lunghi anni, l’uno al fianco dell’altra.
    Per necessità, entrambi hanno ben presto imparato i rudimenti della lotta – nei quali il giovanotto era già da tempo ferrato – e la ragazza affina le tecniche curative apprese nell’erboristeria della madre. Tutti e due si lasciano alle spalle ogni frammento del loro passato: i ricordi diventano cicatrici sulla pelle e queste, a loro volta, vengono sapientemente coperte con garze bianche sotto gli abiti anonimi. Soltanto quella che porta il nome di Myzair, alla fine di quel tortuoso percorso, sembra rimanere per Lyanna una ferita costantemente aperta.
    Nella notte, ha ancora l’impressione di sentirlo cantare dolcemente, sottovoce, quasi avesse paura di svegliare gli altri morti che riposano attorno a lui.

    Se ci sei tu, allora va tutto bene… no?

    Soe + figlia di Elrond
    madre adottiva | deceduta | 43 anni | erborista
    Faer + figlio di Hvitserk
    padre adottivo | deceduto | 46 anni | sarto
    Viserion + l'Oscuro
    padre | sconosciuto | ??? anni | mago
    Nymphadora + dalla Terra dei Giorni
    madre | sconosciuta | ??? anni | maga
    Myzair + figlio di Wordon
    amico d'infanzia | creduto deceduto | 33 anni | artista
    Amalys + figlia di Wordon
    amica d'infanzia | creduta deceduta | ??? anni | ladra
    Alastair + dalla Terra della Notte
    compagno | infatuazione | 29 anni | fuggitivo



    curiosità
    Dal momento in cui è stata violentata dai soldati dell’attacco a Savia, Lyanna è completamente terrorizzata da qualunque tipo di contatto fisico, motivo per il quale non si lascia toccare in alcun modo da nessuno, neanche per un’innocua stretta di mano. La sola idea la fa rabbrividire al punto da portarla ad urlare a squarciagola, senza nemmeno rendersi conto di averlo fatto. Per lo stesso motivo, in caso di necessità si occupa da sola delle proprie medicazioni, eccezion fatta per l’intervento di Alastair: unico individuo sulla faccia del Mondo Emerso del quale si fida abbastanza da permettergli di avvicinarla.
    Un altro elemento che cerca di allontanare il più possibile dal suo immaginario è il colore rosso, che rifugge in ogni modo, preferendo infatti indossare abiti di qualsiasi altro colore, specialmente il verde. In effetti, rifugge tutto ciò che possa in qualunque modo rammentarle del suo passato, comprese le cicatrici sul suo corpo, che copre con bende e garze per cercare di celarle alla sua stessa vista, più che a quella degli altri.
    E' una ragazza di bassa statura - rasenta il metro e cinquantacinque - dal fisico longilineo e snello, agile, scattante e pronto. Dall'esterno, per le sue proporzioni estremamente minute e gli occhi particolarmente grandi, sembra quasi un bambola di porcellana.
    Le forme sono ormai quelle di una giovane matura, certo, ma il suo viso trasmette un'aura quasi infantile, che contrasta con i suoi occhi vividi e accesi, di colore viola ametista e perennemente spalancati su ciò che la circonda. Ha un viso ovale, dagli zigomi pronunciati e lievemente spigolosi, sul cui incarnato pallido spiccano delle labbra rosse e voluttuose, che si muovono disegnando forme estremamente sinuose ad ogni parola e facilmente si distendono in sorrisi divertiti nelle giuste occasioni. Possiede capelli lunghi, fluenti e lisci come un drappo di seta, dello stesso colore del cielo notturno (lo stesso sotto il quale, d’altro canto, è cresciuta). Soltanto con l’umidità si arricciano dolcemente alla base, creandovi un mare di onde brune come increspature del mare al calar della sera.
    Ama indossare abiti femminili, che coprano elegantemente le sue curve pronunciate; non è un problema, per lei, difendersi indossando lunghe gonne, anche se abitualmente è Alastair ad occuparsi della difesa dei loro rifugi. Nonostante la statura minuta, non ama indossare tacchi, ma predilige scarpe comode che le permettano di sostenere i lunghi ritmi di marcia ai quali è abituata. Per quanto riguarda quanto si cela sotto le stoffe, il suo corpo è ricoperto dalle cicatrici della sua infanzia – ormai sbiadite – e quelle più fresche delle aggressioni durante la vita in clandestinità, che si sovrappongono le une alle altre senza soluzione di continuità. Soltanto uno tra quei segni non deriva da una battaglia, ma da un esperimento di magia finito male: si tratta di una bruciatura sulla mano sinistra, procuratale involontariamente dall’amico Myzair, che ne aveva una speculare sulla mano destra.
    Comunque, Lyanna tende sostanzialmente a nascondere ognuna di queste deturpazioni con delle garze, di modo che non siano visibili a nessuno: men che meno a lei.

    Volto
    Katie McGrath.
    Quando era bambina, Ianae era una ragazza allegra e spensierata, curiosa del mondo che la circondava in ogni maniera possibile: fin dalla più giovane età, veniva riconosciuta e ricordata da tutti per la sua capacità di fare sempre troppe domande, al punto da riuscire a stordire qualunque interlocutore. Si fermava per ore ad ascoltare le storie degli anziani del villaggio, come anche era facile alla disobbedienza per scappare a giocare con gli amici anche nelle giornate più fredde. Era una fanciulla dispettosa, amante delle avventure ed estremamente determinata, oltre che cocciuta: pur di riuscire a restare un giorno in più con l’amico Myzair, era in grado di inventare le frottole più fantasiose. Emotiva fino al midollo, inoltre, scoppiava a piangere per qualunque dispiacere, versando copiose lacrime sul suo viso niveo.
    Ad oggi, Lyanna conserva ben poco del suo carattere originario. La guerra e le battaglie hanno preso il grezzo materiale della mezzelfa per forgiarne una donna salda e forte, estremamente ostinata quanto furba di fronte alla necessità. La sua curiosità si è trasformata in acume e desiderio di sapere, sfogato ben presto sulle sperimentazioni erboristiche che l’anno resta un’esperta tra le conoscitrici di piante. Non ama la violenza, ma ne fa uso quando strettamente necessario per difendersi, mentre la sua emotività viscerale non è rimasta intaccata dal tempo: è facile a lasciarsi prendere dalle emozioni, si fa coinvolgere con semplicità dai racconti altrui e condivide con chiunque una forte empatia, sebbene sia restia ormai a fidarsi degli estranei e venga comunque spesso rimproverata da Alastair per la semplicità con la quale avvicina gli altri a parole, invece di rimanere in silenzio e mantenere un basso profilo in pubblico.
    Quanto al passato, esso occupa ancora una parte importante di lei, nonostante Lyanna faccia di tutto per nascondersi dai ricordi che tormentano le sue notti. Nonostante si sforzi di negare ogni traccia del suo dolore, non ha mai dimenticato Savia, i suoi genitori, tantomeno Narbet e il suo caro amico Myzair, il cui ricordo ancora le impedisce di mettere piede nella capitale ormai ricostruita. Il giovane mezzelfo resterà sempre, inesorabilmente, una parte indelebile delle sue memorie più care.
    codice scheda © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Edited by Luthien. - 7/1/2017, 20:00
  3. .
    CIEO Elena! Benvenuta (in ritardissimissimo). Come puoi vedere siamo stati un po' congelati, ma lentamente ci stiamo ritirando su. YAHOO! Quindi se vuoi essere ancora dei nostri, ti invito a leggere il regolamento e tutte le belle cosine che trovi nelle sezioni informative. Per qualunque cosuccia, chiedi pure. Sto qua apposta. Ecché.
    Ah già, comunque io sono Claudia, la founder. 22 anni (madò so vecchia) da Roma. Magari non ce sto sempre perchè HO DA STUDIARE EHEH AIUTO PIANGO ma quando mi trovi sono più che disposta a riempirti di biscotti.
    Have a cookie.

    Luth.
  4. .
    Mi dispiace, ma accettiamo affiliazioni soltanto dai circuiti forumfree / forumcommunity / blogfree :)
    Inoltre, accettiamo soltanto forum che inseriscono le affiliazioni in home, non in una pagina separata (per una questione di equa visibilità).
    Grazie comunque per averci contattati!

    Chiudo
  5. .
    CITAZIONE (Vanclau @ 24/10/2016, 23:26) 
    Dopo un anno ho deciso infine di abbandonare il mio nick u.u
    Quindi:

    Vecchio nick: -Vanish-
    Nuovo nick: Vanclau

    P.S. Rimarrò comunque il vostro smacchiatore di fiducia (!?)

    Tranquillo sarai sempre il mastrolindo del nostro <3 ùù
  6. .
    Ciao Lucrezia! Benvenuta, io sono Claudia, la foumder u.u purtroppo al momento siamo un po' inattivi causa esami/lavoro, ma presto torneremo in forma ~
    Appena sono da pc ti abilito :3 intanto mi raccomando: leggi i regolamenti e sentiti libera di contattare me o lo staff per qualunque dubbio!
    Lunga vita e prosperità ~
  7. .
    CITAZIONE (w i c k ë d @ 26/8/2016, 18:52) 
    Ciao! Scusate, mi son dimenticata di avvisare!
    Quindi no, non mi sono presentata per poi sparire (non per sempre quantomeno).

    Sarò assente ancora fino al 5 settembre circa. A presto e buoni ultimi giorni di agosto :)

    Sent via ForumFree Mobile


    Tranquilla, siamo tutti ancora tra vacanza e studio AHAHAH.
    A presto darlin' <3
  8. .
    CITAZIONE (silv342 @ 11/8/2016, 18:16) 
    NOME:Silvia
    NICKNAME:quello che ho nella scritta u.u
    LUOGO E DATA DI NASCITA:Gemona del friuli 3/04/2000
    TIPO IDEALE?Al momento nessuno
    ANIMALE PREFERITO:Lupo,gatto,delfino,husky,farfalla e lemure.
    FIORE PREFERITO:Rosa bianca e rosa rosa
    LIBRO PREFERITO:Horror,fiabe,leggende e fantasy
    FILM PREFERITO:Saw,l'enigmista
    NUMERO PREFERITO:nessuno
    PROGRAMMA TV CHE ADORI:i cartoni animati,zelig,colorado cafè e wild
    PROGRAMMA TV CHE ODI:chi l'ha visto,il segreto e quelli polizieschi
    ATTORE/ATTRICE PREFERITO/A:aldo,giovanni e giacomo
    CANTANTE PREFERITO/A:nessuno in particolare
    CANZONE PREFERITA:non mi viene in mente nessun titolo
    UN CUSCINO O DUE?Due
    NOME PREFERITO:nessuno
    UN SOGNO CHE VORRESTI VEDERE REALIZZATO?l'estinzione dell'umanità
    EPOCA PREFERITA?Antica Grecia,antico egitto e preistoria
    UN EROE:achille e ulisse
    ELEMENTO PREFERITO:fuoco *.*
    FENOMENO NATURALE PREFERITO:tornadi,tsunami e incendi
    CREATURE MITOLOGICHE CHE ADORI?Draghi *.*,vampiri,streghe e licantropi
    COSA VORRESTI FARE?non lo so ancora
    SPORT PREFERITO?nuoto
    PIATTO PREFERITO:la pizza pikachu
    UN RUMORE CHE ODI:L'abbaiare dei cani
    LA PRIMA COSA CHE TI PASSA PER IL CERVELLO:niente
    FRASE TIPICA?uffa!
    SMALTO PREFERITO:nessuno
    A CHE COSA E' SERVITO QUESTO TEST?A provarne uno nuovo

    Ciao Silvia, per scrivere nel forum dovresti prima presentarti nella sezione apposita :)
  9. .
    Ahahah tranquillerrima, le vecchie discussioni possono essere rianimate in qualsiasi momento ù_ù
    Rinnovo i miei apprezzamenti per la canzone di apertura, anche se rimango affezionata al mio Clopin della disney u.u
  10. .
  11. .
    Sono una persona orribile perchè scrivo solo ora e propri due righe perchè sto correndo, PERDONAMI.
    Ciao Liz! Io sono Claudia, la founder psicotica di questo covo di matti c: sono sicura che ti troverai bene.
    Ti ringrazio per i complimenti sulla grafica ç_ç *hug*

    Naturalmente, se avessi problemi, non esitare a chiedermi tutto ciò che ti passa per la testa! Ora ti abilito alle sezioni e FUGGO perchè ho un esame dopodomani e sono nella cacca c: sicuramente avremo modo di conoscerci meglio u.u
    Buona permanenza e tanti bacibà <3
  12. .
    CITAZIONE (Hæl @ 29/6/2016, 17:20) 
    *punzecchia con un bastoncino* Non starai mica diventando una persona NOrmALe :uh:

    Guarda che vado a prendere i tampax.
  13. .
    Uno dei miei personaggi in un GDR è Sheehan. Ti amo già per questo.

    Comunque, piacere cara! Tranquilla, noi siamo una cerchia socievole. Ci piace fare amicizia con la ggente.
    Sono una tua concittadina: Claudia, 21 anni (quasi 22), piccola psicolabile e laureanda in storia moderna e contemporanea.
    Lovviamoci.
    Sono la founder e ti do il benvenuto tra noi u_u mi raccomando, leggi il regolamento e andremo sempre d'accordo :9
    Naturalmente, per qualunque tipo di domande puoi rivolgerti allo staff o direttamente a me, oltre che nella sezione apposita. Siamo sempre pronti a darti una mano, quindi non farti problemi ù_ù
    Con ciò, ti dico benvenuta e ti auguro buona permanenza.
    Come sono professionale. Troppo per i miei stanrdard.
    Quindi terminerò la frase con qualcosa che non biscotto.

    cià.
  14. .
    E io rispondo con questa, per colpa di Ann.

  15. .
    CITAZIONE (Hæl @ 14/6/2016, 19:42) 
    Salve! Beh io come sapete ho un solo piggì quindi rispondo sia alla proposta di Luth ma lo propongo anche agli altri se in caso volessero aprire una role. Ho lasciato la sua posizione attuale vaga apposta per poter incontrare altri personaggi pressocché ovunque nelle otto terre (:

    Quando vuoi cara! Tanto Lancel vive nella Terra del Mare, ma occasionalmente si sposta anche verso Laodamea o Makrat! :super:
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